Il termine solidarietà è strettamente collegato con quello di civiltà e può intendersi in molte accezioni.
Oggi ad esempio si distingue la solidarietà sociale dalla solidarietà di classe. Mentre la prima indica un sistema istituzionale per tutelare ed assistere i più bisognosi all’interno della comunità, la seconda indica il legame tra appartenenti ad una medesima categoria (di lavoro, politica o altro).
Chiaramente la Fondazione l’Arca vuole occuparsi della solidarietà umana, cioè del rispetto e dell’aiuto all’uomo in quanto tale.
Vi è un lungo filo rosso che pur fra le mille difficoltà e le tragedie umane attraversa la storia della civiltà occidentale fino ad oggi.
Si legge nell’Odissea: “Sono sotto la protezione di Zeus tutti gli stranieri e i mendicanti” (VI, 207) perché prendersi cura del più debole, anche se “diverso”, è considerato un dovere religioso.
Nel mondo romano antico il concetto di pietas concentra il dovere di prendersi cura e di sacrificarsi nell’ambito della patria e della famiglia (pensiamo al Pius Enea). Ma si fa largo anche il concetto di “humanitas”, che non è solo interesse per l’altro, ma anzi più profonda apertura verso i propri simili, nella coscienza della comune natura umana.
(ci riferiamo a Seneca, Terenzio, Cicerone).
Indubbiamente è con il cristianesimo che il concetto di carità assume un connotato universale assimilabile a quello che hanno solidarietà o fratellanza nel mondo moderno.
“Nessuno oggi si vergogna di nutrire sentimenti di compassione per chi è nel dolore, nella indigenza, nell’incapacità di sopperire a se stesso, di vivere e sopravvivere; anzi i grandi ideali operativi del mondo moderno si gloriano di muoversi da un senso di rispetto e di giustizia verso l’ammalato, verso l’affamato, verso il povero, verso il sottosviluppato, verso l’uomo insomma privo della sufficienza di mezzi alla vita e della pienezza di diritti, che l’eguaglianza di natura e la comunanza di destini dovrebbero assicurare ad ogni essere umano e ad ogni gruppo familiare o sociale legittimamente costituito.” (Papa Paolo VI)
Prima di giungere alle conclusioni di Paolo VI appena riportate, le forze positive dell’umanità hanno dovuto lottare per affermare, anche a livello concettuale, gli ideali di rispetto e di giustizia verso l’uomo privo della sufficienza di mezzi e della pienezza di diritti.
Va sottolineata la nascita dei Comuni in tutti i paesi europei nel XI-XII secolo, come fenomeno di associazione spontanea di uomini tendenzialmente liberi che concorse allo smantellamento del regime feudale.
Successivamente da associazioni giurate e private si trasformarono in istituti pubblici, la cui autorità venne fatta rispettare obbligatoriamente.
E’ in questo clima che nacque il sistema di solidarietà tra coloro che esercitavano le stesse arti e mestieri. Nacque così un sistema corporativo con organizzazioni di mutuo soccorso; fu il periodo della riscoperta delle fonti latine e greche classiche che contribuì a riportare, anche in virtù delle nuove scoperte scientifiche, la figura umana al centro dell’attenzione.
Gli studia humanitatis prepararono la via al grande sviluppo filosofico dei secoli successivi.
Il cammino della solidarietà passa anche attraverso l’eliminazione delle disuguaglianze sociali e dei privilegi in nome della libertà dell’uomo. In questo senso utile è il contributo ideale dell’Illuminismo dalle cui idee sono nate la rivoluzione americana e la rivoluzione francese, che sia pur attraverso il sangue, hanno prodotto momenti di grande civiltà (si pensi alla dichiarazione d’indipendenza nel primo caso ed alla dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino nel secondo).
Questa tensione ideale, filosofica e religiosa non ha certo impedito lo svilupparsi di guerre, la nascita di regimi dispotici e oppressivi, il perpetrarsi sistematico delle ingiustizie, la schiavitù, il genocidio.
In base ai principi di libertà, fraternità ed uguaglianza sono nate o si sono consolidate fra alterne vicende, nuove nazioni nel XIX secolo, ma ciò non ha impedito il prodursi di un esasperato nazionalismo che ha condotto a nuove guerre ed a nuove oppressioni verso l’esterno (quali l’imperialismo) e verso l’interno (quali le sperequazioni sociali).
In questo clima sono nate nuove ideologie solidaristiche quali il marxismo, da cui hanno tratto origine il comunismo ed il socialismo, con elaborazioni e sviluppi diversi che si sono manifestati principalmente nel XX secolo.
In questo secolo il concetto di solidarietà si è marcatamente legato al concetto di classe sociale, determinando azioni e reazioni che non è certo possibile né è nostro compito analizzare.
Quello che ci interessa segnalare è la faticosa affermazione dello stato sociale, più generalmente definito come welfare state, che si è diffuso dopo la seconda guerra mondiale. Esso segna nelle società democratiche occidentali il superamento delle forme ottocentesche di filantropismo: è lo Stato che si assume il compito di assistere e tutelare i cittadini più bisognosi e riconosce i diritti sociali (la solidarieta’ comune) in aggiunta ai diritti individuali , civili e politici.
Questo modello, purtroppo, mostra le sue debolezze e subisce gli attacchi dei nuovi propugnatori del modello di stato liberista. E’ certo che fenomeni quali la globalizzazione, resa possibile dall’enorme sviluppo scientifico tecnologico degli ultimi decenni, pone problemi che mettono in crisi non solo i modelli politici, ma anche quelli culturali e morali. Il contesto nel quale viviamo ci ha educati in un sistema chiuso ed egoistico, è necessario uno sforzo di adeguamento mentale e di rinnovamento pedagogico.
Attraverso l’abbattimento delle barriere nazionali nel campo del lavoro e del mercato si è sancito il principio di sussidiarietà, che stabilisce l’intervento del livello di governo superiore soltanto se quello inferiore è carente, fino a consentire l’autogestione della società civile, anche su base volontaria. Lo scopo della nostra Fondazione è proprio quello di rivitalizzare i principi di solidarietà umana che caratterizzano la storia di un determinato Paese, individuando le nuove aree di esclusione ed i nuovi soggetti bisognosi, per offrire occasioni di crescita comune. Riteniamo fondamentale l’impegno contro una certa cultura e siamo certi che non vi è possibilità di crescita dell’individuo se non attraverso il confronto con l’altro, inteso come persona diversa da sé.
La Fondazione con progetti mirati e concreti, punta all’abbattimento delle barriere di pregiudizi che impediscono alle persone di comunicare autenticamente tra loro.
Nella falsa alternativa tra una chiusura egoistica in sé stessi e l’omologazione totale, la sfida della solidarietà è dimostrare che solo la dialettica può farci crescere.
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